mercoledì 15 aprile 2015

Perchè poi alla fine, siamo ciò che abbiamo il coraggio di ammettere

Seduto al tavolo numero 11 di un ristorante di Bologna, prendo in mano il menù, più per un gesto automatico ormai che per il vero desiderio di leggere e scegliere. 
Inforco gli occhiali, senza i quali quelle parole null'altro sarebbero che ombre grigie, e scorro velocemente le singole pagine alla ricerca di un qualcosa di nuovo, di quel qualcosa che mi stuzzichi l'appetito in quest'ennesima serata lavorativa passata da solo. 
Come me siamo in molti, tanti, troppi. 
Chiudo il menù e lo ripongo sul tavolo alla mia sinistra. 
 Abbasso leggermente gli occhiali sino a portarli sulla punta del naso, ed inizio a fissare il piccolo mondo affamato che ho intorno. Definiamolo pure farsi gli affari altrui, ma cos'altro posso fare se non guardare, ascoltare ed a volte sorridere ? 
I commensali si dividono in due distinte categorie. 
I trasfertisti, come il sottoscritto che sono lì unicamente per nutrirsi, e chi invece passrà una serata in compagnia, mangiando, chiacchierando, divertendosi con amici.
I trasfertisti sono facili da riconoscere. 
Se nel locale vi è un televisore, li troverete tutti rivolti verso esso, come un enorme pullman, testa china sul piatto ma rivolto in alto e sopraciglia inarcate al fine di puntare lo schermo posto generalmente sulla parete. La forchetta nella mano sinistra, il cellulare sulla mano destra, le dita che scorrono sul monitor alla velocità della luce in un continuo invia e ricevi e-mail, watsapp, sms e come se non fosse abbastanza, quando stai per portare la forchetta alla bocca per placare l'unico senso che potrai soddisfare, squilla il telefono e, generalmente il tuo capo esordisce dicendoti " dai, raccontami come è andata la tua giornata ". 
Sarebbe facile, breve, intenso ed esaustivo rispondere semplicemente ..... " una merda" ! 
Ma la professionalità ci chiede invece di sviluppare uno sproloquio di parole d'effetto, prestando bene attenzione ad inserire quà e là qualcosa come "business, meeting, direttore, budget, ecc". 
Sembriamo tutti dei piccoli managers, il problema è che molti pensano davvero di esserlo, e su questo simbolico suffisso costruiscono la propria vita. 
Poi, terminata la telefonata, inviato tutte le e-mails, ricevuti tutti i watsapp, aggiornato i propri calendari, tutti ci alziamo, ci squotiamo le briciole dai pantaloni, controlliamo quante macchie di sugo abbiamo disseminato sulla camicia amorevolmente stirata da chi magari è a casa che aspetta, e ci avviamo verso le rispettive camere. 
Una volta entrati, svuotiamo le tasche lasciando disordinatamente sul tavolo in camera tutto ciò che è un pò la nostra compagnia quotidiana, il portafoglio ed il cellulare. 
Togliamo le scarpe lasciando la sinistra in un punto e la destra dove capita, tanto nessuno potrà riprenderci. 
Ci spogliamo, mestamente andiamo in bagno, apriamo l'acqua della doccia ed in attesa che si scaldi, facciamo pipì. 
L'attenzione spasmodica che generalmente ci impegnamo di avere a casa nell'evitare di fare pipì sull'asse della tazza, quì da soli, senza il rischio di sentire urlare il nostro nome da un punto all'altro della casa, non esiste. 
Ci laviamo, lasciamo gli asciugamani sparsi in terra, gli astucci del bagno schiuma aperti, le orme umide dei nostri piedi ovunque e, ancora mezzi bagnati, ci spiaggiamo sul letto ed apriamo il computer.
L'avvento di skype e dei tablet, ha fatto si che in qualche misura si sia stati costretti a diventare un pò meno discoli. 
Ad una certa ora, dalle varie camere divise fra loro da muri sottilissimi, arrivano le voci della chiacchiera serale con le varie mogli, compagne o fidanzate. 
E quando alle nostre mogli, interessate e curiose, salta addosso il desiderio di vivere un pò il nostro mondo da nomadi, ci chiedono " dai, fammi vedere la stanza" .....ecco in quel preciso momento siamo nei pasticci ! " ma hai i calzini appoggiati al televisore ? vedo la scarpa destra ma quella sinistra dov'è ? ma stai fumando in camera ? ecc" 
Poi ad un tratto, per un attimo cala il silenzio. 
I tablet vengono spenti, i computer tornano nelle rispettive borse, ed i televisori iniziano a compiere il loro dovere accompagnando verso il sonno i piccoli e solitari managers. 
Se si è fortunati, quella sera vi è la partita. 
La fortuna risiede nel fatto che tutti, ma proprio tutti, guarderanno lo stesso programma ed ascolteranno le stesse voci, gli stessi suoni .
Se si è sfortunati invece, qualsiasi cosa tu voglia guardare, sappi che ascolterai ciò che il televisore appoggiato alle tue spalle urlerà ! 
Non resta quindi che iniziare a fare zapping sino a quando non troverai lo stesso programma del tuo vicino di stanza. 
Se invece, come successo qualche settimana fà, il tuo vicino dovesse decidere di ritirarsi in camera con una donna, e rinunciare alla partita preferendo ad essa una serata di "fuoco" ecco...... sei nella merda ! 
Non vuoi ascoltare, ma devi ascoltare perchè è come se l'amplesso stia avvenendo sul tuo stesso letto. L'ansimare di lei si mischia ai ruggiti di lui. 
Vorresti alzarti ma non vuoi fare rumore, quasi avessi paura di interrompere o disturbare qualcosa. 
In quei momenti ti viene da tossire ma non puoi. 
Ti scappa la pipì ma non vuoi che i "piccioncini" vengano distratti dal tipico rumore della piccola cascata dorata che cade nell'acqua del bagno. 
Quindi ti alzi con movimenti lenti e silenziosi, neppure come un bradipo è in grado di fare, ti rechi scalzo in bagno senza accendere le luci. 
Ti chiedi come fare per non far rumore e decidi di fare pipì da seduto. 
Ti asciughi con un pezzo di carta igienica, ti rialzi prestando attenzione che le chiappe non si siano nel frattempo attaccate all'asse e quest'ultimo, staccandosi non sbatta sul bordo della tazza. 
Ovviamente non tiri l'acqua, torni in camera, strisci sul letto come un cobra nero e trattieni il fiato. 
Al di là di quel centimetro di muro intanto, tutto procede secondo copione. 
Le posizioni si alternano, gli spasmi aumentano. 
Ti trovi quasi a fare il tifo, quasi vorresti incitare il torello. 
Ad un tratto, un grugnito intenso preannuncia le fasi finali del duello. 
Lei cerca di trattenere l'impeto dell'uomo ma, in quell'istante tutti sappiamo bene che il cervello del "maschio" abbandona la scatola cranica per scendere ben più in basso. 
Un breve ed incomprensibile suono emesso dall'uomo da l'annuncio dell'imminente finale con "fuochi d'artificio". 
Cala il silenzio, senti i passi di lei verso il bagno, senti l'accendino di lui che regala un pò di fiamma alla sigaretta. 
L'acqua del bagno, la doccia, e poi.......lei che vorrebbe parlare e lui che, esausto, vorrebbe dormire. 
Come in una favola a lieto fine, tutti ad un tratto si addormentarono felici e contenti. 
Sino al mattino successivo quando, ritrovandosi a far colazione al bar dell'hotel, tutti uomini da soli tranne una coppia, la vendetta prende forma. 
La coppia arriva mestamente, lei con i capelli ancora reduci dalle follie notturne. In evidente imabarzzo, si siedono al tavolo più lontano, e noi.....trasfertisti, managers, quelli delle briciole sui pantaloni, del sugo sulla camicia e della notte insonne a causa di un amplesso.......li fissiamo !! 
Con odio, torcendo la bocca come ad indicare ribrezzo e squotendo leggermente la testa come a rimproverare i due piccioncini. 
Poi, come era iniziata, la settimana termina. 
Voli a casa, dove dovrai ricordarti di non lasciare le scarpe in giro, non dovrai buttare in terra gli asciugamani, dovrai chiudere bene il bagno schiuma dopo averlo usato e sopratutto non dovrai far pipì sull'asse. 
A casa trovi lei, la tua compagna, che dopo una settimana passata a casa da sola, ti stringe forte, ti coccola un pò, e prendendoti la mano, non trattendo l'euforia esclama: 
Ho due cose da dirti, per il weekend ho prenotato un hotel al mare ed un ristorante per cenare fuori e poi volevo chiederti, com'è andata questa settimana ?" 
...........Una merda !
 

martedì 7 aprile 2015

Se solo sapessi anche io volare....

…….la libertà di andare, fermarsi e ripartire nell’esatto istante in cui il pensiero di farlo ti sfiora. 
La mia casa oggi è questo lago, quest’acqua ferma e all’apparenza senza vita, questo isolato lembo di terra affacciata sul mare. Domani non lo so, devo ancora decidere. 
E’ questo, che forse voleva dirmi il fenicottero rosa, appollaiato sull’esile zampa, con lo sguardo attonito di chi non ha mai visto una moto. 
Lui, o forse lei in quanto rosa, arrivata chissà da dove, attraversando mari e terre lontane, senza che vi fosse la necessità di un visto, di un documento o di una qualsivoglia regola nascosta preparata ad hoc da un legislatore, si gode la pace e la quiete delle paludi della Camargue. 
Anche noi, come il fenicottero, ci facciamo coccolare dal silenzio e dai raggi del sole che, come da mille anni, scalda queste terre. 
Ci siamo lasciati l’inverno alle spalle e la voglia di migrare, tipica di noi mototuristi, ci invade e come un magnete ci porta a scendere in garage, caricare la nostra amata motocicletta e ……partire. 
Come sempre, la scelta del luogo per trascorrere tre giorni di vacanza, richiede attenzione. 
Occorrerebbe accertarsi del meteo, verificare la disponibilità di campeggi, definire dettagliatamente le tappe. 
Non per noi, non per Gisella ed il sottoscritto, non questa volta almeno. Desideriamo solo partire ! 
Scaricare la mente dai mille pensieri del quotidiano, chiudere la visiera e volare, laggiù dove solo chi sa volare ci può raggiungere. 
E’ sabato mattina e, soltanto uscendo dal garage, centro nevralgico di mille pensieri e di mille sogni invernali, avverto l’umido ticchettio della pioggia sul casco. 
Nessuno dei due si era posto il problema di accertarsi quale fossero le previsioni per i tre giorni di Pasqua, e dire che oggi come oggi, non sarebbe un problema farlo. 
Gisella alza lo sguardo verso l’alto, il cielo è coperto, non vi è traccia di azzurro e con la tipica voce di chi proprio non desidera fare ciò che sta per proporre, mi dice “ magari metto la tuta da pioggia “. 
Non farlo, rispondo io modo energico. Non dare questa soddisfazione alla pioggia, si stuferà prima di noi. 
E’ così che è iniziato il viaggio verso la costa sud ovest della Francia, con una dichiarazione di forza e di sfida contro quella natura che non bisognerebbe mai sfidare. 
Ed è così che dopo circa un centinaio di chilometri, a circa 2000 metri sul livello del mare, Gisella, con modalità tipiche di chi decide che delle dichiarazioni di forza non se ne fa nulla, mi impone la sosta “ Ora mi metto la tuta da pioggia ! “. 
 Il trasferimento è veloce, la discesa verso valle ci porta a respirare temperature più miti e finalmente la pioggia cessa. 
A quel punto, inorgoglito ed inzuppato come solo un uomo testardo può essere, cito la frase più inutile di questo mondo: “ hai visto………………avevo ragione, ha smesso….” 
Rido da solo da dentro il mio casco che nel frattempo inizia ad assumere il maleodorante aroma di un cane dopo la pioggia. Muovo le dita dei piedi e avverto la stessa sensazione avvertita già mille volte……….sono a mollo ! 
Raggiungiamo la costa della Camargue e, iniziamo il tour lungo le mille strade che solcano questa terra paludosa. 
 Ci torniamo spesso da queste parti, in particolare quando abbiamo necessità di scaricare le tensioni accumulate durante il normale trascorrere dei giorni di lavoro. 
Troviamo un campeggio e, finalmente si realizza il mio sogno quotidiano. 
Noi e la moto, tutto intorno a noi è natura. 
Una colonna sonora di rane gracchianti ci accompagna sino a notte fonda quando ad un tratto, istantaneamente, cessa ! 
Il sonno ci avvolge e mentre chiudo gli occhi, mi addormento sorridendo al giorno che verrà. 
Non so chi sia stato a dare il via, se forse un usignolo o la rana più anziana, sta di fatto che al mattino, la colonna sonora, istantaneamente, riprende ! 
Per noi è l’alba, ma è talmente tanta la voglia di andare in moto che in un attimo siamo fuori. 
Usciamo dal campeggio e ci dirigiamo verso ……….verso……………..non ha importanza oggi, voglio vivere la Camargue, così come la vivono i loro abituali abitanti. 
Mille strade si intersecano dando sbocchi fantastici verso luoghi all’apparenza inospitali. 
Sono terre queste che in passato hanno visto un alternarsi di popoli. 
L’accesso al mare unitamente alla protezione offerta dalle mille insenature, ne ha fatto una zona portuale importante. 
Le città di Saintes Maries de la Mer e di Aigues Mortes ne sono un esempio tangibile. In particolare Aigues Mortes ( Acque Morte ), richiede una visita particolare. Non tanto per i mille negozietti di cianfrusaglie, bensì per la sua posizione e per le particolari mura di cinta che un tempo fornivano protezione dagli attacchi dei pirati. 
Vorrei tanto essere solo, come forse lo desidererebbero le migliaia di persone che strette come sardine nei budelli e nei vicoli della cittadina, spingendo, cercano di farsi largo. 
Riprendiamo la strada e ci dirigiamo verso aree meno affollate. 
Finalmente si viaggia e siamo soli. Raggiungiamo la zona delle saline, dove ancora oggi il mare ed il sole regalano vita e lavoro a molte persone. E’ una zona meno turistica di altre, nel contempo però estremamente interessante e formativa. 
Il museo del sale descrive in modo chiaro le varie fasi dell’estrazione e della lavorazione di quest’ultimo.
I mille laghetti, con acqua perlopiù stagnante, sono un vero e proprio microcosmo dove trovano rifugio chissà quante specie animali. 
Fra queste, inevitabilmente il fenicottero rosa. 
Siamo fermi seduti sulla riva di un canneto affacciato su un laghetto. 
La moto, la nostra inseparabile e fedele moto, riposa alle nostre spalle. 
Il silenzio è d’oro, cita un proverbio, e credo che tutti, sulla riva di quel laghetto, fossimo d’accordo. 
Un ombra passa sulla nostre teste, due ali rosa con l’estremità delle piume di color nero planano sull’acqua. 
Il fenicottero atterra con maestria e, utilizzando le lunghe articolazioni inizia a pascolare. 
Passiamo del tempo ad osservarci a vicenda. 
Lui, o forse lei, incuriosita da questi strani esseri vestiti di nero, con stivali, e senza ali. 
Noi, incuriositi ed affascinati da chi può davvero definirsi…… libero. 
Un ultimo sguardo, le ali si aprono nuovamente, due passi di corsa sull’acqua ferma dello stagno e via………! 
Ciao Fenicottero, vola…….tu che puoi, vola !