mercoledì 25 novembre 2015

Lettera ad un Terrorista

A te, che occhi scuri nella notte vivi per morire, chiunque tu sia, qualsiasi sia la tua nazionalità e la tua religione, dico Ciao, Hello, Salam o meglio ancora Salut. 
A te, che guardandoti allo specchio vedi un uomo coraggioso, si proprio a te dico, che quello specchio è sporco, non riflette e inganna. 
Il tuo coraggio è solo una apparente e momentanea sovra stimolazione celebrale innescata da quella droga che ti inietti e senza la quale, non prendertela, avresti paura. 
La tua forza, quella che tu stesso mostri al mondo ogni qualvolta che con grande narcisismo ti fai fotografare, null’altro è che un arma. 
Il tuo nemico, quello per il quale sei disposto a nebulizzare il tuo corpo, è lo stesso che si arricchisce vendendo gli strumenti di morte che impugni. 
Ed infine il tuo credo, al quale mostro enorme rispetto, null’altro è se non una giustificazione con la quale qualcuno, è riuscito a rendere te stesso vittima prima ancora che tu ne possa generare altre. 
Ho atteso giorni prima di scriverti, non volevo che le immagini, il sangue, le vittime, muovessero le mie dita sulla tastiera del computer senza che la mia mente non avesse prima potuto metabolizzare quanto sta accadendo. 
Ho chiuso gli occhi, come spesso mi succede, per vedere meglio. 
Ed ho visto te, giovane e spaesato, impaurito ed in fuga. 
Ho visto un debole uomo che si nasconde da tutto e da tutti. 
Gli stessi che ti hanno mandato ora ti cercano per punirti. 
Coloro che hai trafitto invece, quasi in modo anacronistico, ti cercano per salvarti. 
Ed ora che non hai più la tua droga, le tue armi, la tua forza ed il tuo coraggio, ora che sei diventato solo un’ombra, tu fuggi. 
Di tutto ciò che avevi quando quella sera sei uscito di casa per mostrare al mondo la forza del tuo credo, ti è rimasto solo il credo. 
Il tuo credo ed il mio sono apparentemente diversi. 
Cambiano i nomi, i luoghi, gli anni. 
Ciò che non cambia è il messaggio che danno, lo scopo per il quale qualcuno un giorno, visse e scrisse quei versi. 
Che una vittima sia Afgana o Italiana, Siriana o Francese, Africana o Medio Orientale, Europea o Americana, per me………resta solo un vuoto immane che nessuno e mai più potrò colmare. 
Perdo un amico, il mondo perde parte della sua forza, l’umanità perde a prescindere e nessuno, nessuno, vince. 
Il nostro mondo, la televisione, i media, assuefanno. 
Noi come bambini capricciosi ci abituiamo troppo in fretta e la morte, se lontana, quasi non ci colpisce più. 
Restiamo attoniti quando questo accade vicino a noi, solo allora il nostro cuore inizia a battere forte ed il sangue porta veloce al cervello la paura. 
Commettiamo un errore ! 
La vita, quella che sono certo anche tu vorresti vivere, vale più di ogni altra cosa in qualsiasi anfratto del nostro mondo. 
La tua vita, che magari ritieni possa non essere importante, per me vale ! 
Se potessi escludere ed annullare l’egoismo del quale sono portatore, se solo potessi dare un valore alle nostre vite, senza dubbio potrei dire che la tua e la mia esistenza, hanno lo stesso, importante, imprescindibile senso di essere. 
Non sei coraggioso tantomeno forte. 
Lo sono state molto di più quelle persone che davanti a te cadevano, cercando con le parole di lottare per vivere.
Lo sono quelle donne, quei bambini, quegli uomini che, nonostante tutto, trovano la forza di vivere ogni giorno. 
I bambini, già, quelle creature che nascono non perché lo vogliano ma perché noi stessi decidiamo che questo avvenga. 
Quei piccoli uomini che spesso, sbagliando, facciamo finta siano già uomini. 
Quei concentrati di esplosiva voglia di vivere, correre, saltare e conoscere. 
Anche tu ed io lo siamo stati, seppur in luoghi diversi, sono certo che in mille cose mille momenti ci siamo assomigliati. 
Giocavamo, anche quando in realtà la vita già ci assorbiva, per noi era un gioco. 
Io ne ho due di bambine, ormai grandi ma per me sempre bambine. Hanno giocato anche loro, come noi. Poco alla volta, un giorno dopo l’altro si sono costruite la vita…..per viverla. 
Ora sono lontane, ma non passa giorno che il mio pensiero non vada a loro, ai loro occhi, alle loro mani che ormai stringono quella di un altro uomo che non è più il loro papà. 
Sogno per loro un sole caldo, un cielo sereno ed un’aria fresca. 
Chiedo e urlo al mondo di non veder mai scomparire il sorriso dai loro volti. 
Vivo……..nella speranza di veder sorgere altri sorrisi come il loro. 
Sono certo di quel coraggio che loro hanno, di quella forza esplosiva che la loro voglia di vivere sa infondere negli altri. 
Esattamente gli stessi pensieri e le stesse speranze che anche il tuo papà nutre. 
Esattamente quei sorrisi che anche lui vedeva sul tuo volto. 
Completamente diverso però, il modo di dimostrare la tua forza ed il tuo coraggio. 
Ma c’è sempre un momento della vita di ognuno di noi dove, lo specchio inizia a riflettere nel modo giusto, non inganna più e ci mette di fronte a ciò che realmente siamo. 
Ed è in quel momento che possiamo scegliere se chinare il capo e ruotare gli occhi per guardare altrove al fine di non dover ammettere che quell’immagine riflessa noi non la vogliamo. 
Esiste quell’istante per il quale, se davvero siamo coraggiosi e forti, possiamo cambiare noi stessi. In quell’istante, che saprà di immenso, forse ti sentirai svuotato, forse penserai di aver sbagliato tutto, forse ti accorgerai che ciò che eri e ciò che hai fatto è stato ignobile. 
Quando lo farai, solo allora…..avrai dimostrato al mondo la tua forza ed il tuo coraggio ! Salam

 

giovedì 5 novembre 2015

Come una betulla

Respiro l’aria fresca di questo giorno d’autunno mentre, una ad una le piante del parcheggio nel quale mi trovo si spogliano del loro abito che per mesi le ha, di vita, vestite. 
Mi guardo attorno e vedo questo mio mondo lasciarsi andare, quasi sconfitto, abbandonarsi come stesse per inclinarsi su se stesso e chiudere gli occhi, immobile, inerme, sino a quando, nuovamente, tutto tornerà a vivere. 
Un anno, come un giorno. 
Un parallelismo di due istanti, diversamente lunghi ma simili fra loro nel trasmettere emozioni. 
La primavera come il mattino, un sole che nasce, un cielo che illumina, un’aria che poco a poco si fa mite e fa sentire vivi, alimenta quel senso di futuro davanti a noi, scatenando il desiderio di sognare, progettare e partire. 
L’estate come il mezzogiorno, Il caldo intenso di una terra che vive il suo momento più intenso. 
"Tutti fuori" sembra gridare ad ognuno di noi. 
Ed è lì che partiamo, andiamo lontani, fuggiamo verso luoghi che sino a quel momento erano nostri solo grazie alla capacità di sognare. 
L’autunno come la sera, il sole si allontana, lo vedi scomparire dietro l’orizzonte, la temperatura scende inesorabilmente, le ombre si allungano e la tua mente passa dall’immaginare il futuro al ricordare il passato, ciò che è stato del tuo giorno, cosa hai visto, cosa hai fatto. 
Si inizia a dare più spazio ai racconti piuttosto che costruirne di nuovi. 
L’inverno come la notte, l’oscurità di un mondo che ti avvolge e quasi ti imprigiona impedendoti di volare. Il freddo ferma il mondo come in una istantanea che osservi a lungo senza mai notare un movimento, un cambio di colore, una forma di vita nuova. 
Per chi come noi vive di vita e non di ricordi, questo è il momento più difficile. 
La mente quasi cessa di guardare avanti e voltandosi indietro fa risalire istanti, pensieri, paure costringendoci a rielaborarle, rimasticarle come la mucca rumina l’erba ore dopo averla ingurgitata.
Analizziamo ogni passaggio di questo anno o questo giorno che sia. 
Rivediamo i volti di chi abbiamo incontrato. 
 Ripetiamo a mente le battute, le frasi che ci hanno fatto sorridere e cerchiamo di cementarle nel nostro cuore al fine di fare scorta di pensieri felici per i mesi futuri. 
Pensiamo alle cose accadute, ai cambiamenti che ci sono piovuti addosso senza che magari potessimo evitarli. 
Pensiamo e ci preoccupiamo sempre per gli altri, magari lasciando andare noi stessi come gli alberi che di fronte a noi si stanno spogliando del loro essere, divenendo scialbi, grigi e all’apparenza tutti uguali fra loro. 
Sono venticinque anni che qualcosa o qualcuno mi salta addosso come un demonio una volta all’anno almeno ricordandomi che, forse e per fortuna, non siamo tutti uguali. 
Ma soprattutto questa mia compagna di vita dovrebbe aiutarmi a ricordare che ogni tanto, seppur possa sembrare egoistico e poco altruistico, ognuno di noi dovrebbe cercare di regalare la massima attenzione alla persona più importante, ovvero noi stessi. 
Difficilmente ci si riesce. 
La nostra natura ci porta a considerare noi stessi come un accessorio o forse un aiuto per le persone alle quali vogliamo bene, dimenticandoci però che anche noi valiamo. 
Sono venticinque anni che mischio il mio sangue con un qualcosa che stringe le vene, ne riduce l’afflusso al cervello, spazzando via quel dolore che talvolta diviene insopportabile. 
Chissà quanto ancora il mio cuore resisterà ? 
Chissà per quanto ancora, anche il mio cuore così come il corpo che lo avvolge, urlerà al mondo: mai mollare !! 
Meglio non avere queste risposte, meglio rialzare lo sguardo verso quella betulla che non è neppure più in grado di fare ombra a se stessa tanto è nuda e mai dimenticare che domani mattina, o forse meglio dire la prossima primavera, anche lei tornerà a rivivere. 
Sarà bella, brillante e sorridente. 
Sarà lì ad aspettarci per mostrarci quanto forte sia stata nel superare questa notte. 
La notte che verrà si sta avvicinando, i passi alpini ormai ricoperti di neve ci costringono a lottare per poter respirare ancora una boccata di quell’aria libera. 
Ma chi non lotta non conquista e chi non conquista non realizza sogni. 
Per questo io non mollo, e con me…..neppure il mio cuore !